La professione del commercialista non è più incompatibile con l’attività di consulenza finanziaria.
We Wealth ha intervistato i protagonisti dell’industria
per capire in che modo questo questo servizio aggiuntivo può essere erogato
Con l’avvio dell’Albo dei consulenti il primo dicembre 2018 si è aperta la strada della consulenza finanziaria anche ai dottori commercialisti. La sezione del nuovo Albo dedicata ai consulenti autonomi descrive una professione a carattere intellettuale e non commerciale che di fatto fa decadere ogni previsione di incompatibilità con la professione del dottore commercialista. Un punto di svolta significativo per i professionisti che fino allo scorso anno si scontravano con il muro della promozione finanziaria, per legge incompatibile con la loro attività primaria.
“Oggi i nostri clienti possono contare sulle tipiche caratteristiche e qualità dei commercialisti – come la formazione universitaria integrata dalla formazione professionale continua, la vigilanza deontologica – arricchite dalla specifica specializzazione nella consulenza finanziaria autonoma, da svolgere sotto la vigilanza della Consob e dell’Ordine dei Consulenti Finanziari”, spiega a We Wealth Lorenzo Sirch, consigliere nazionale del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e contabili con delega alla finanza.
In che modo il dottore commercialista può svolgere l’attività di consulenza?
Le strade sono quattro.
- Acquisizione delle competenze necessarie a esercitare la professione e a superare l’esame necessario per l’iscrizione all’Albo da parte del commercialista già operativo
È improbabile che questa strada verrà percorsa da molti, perché il commercialista – che normalmente arriva da una laurea in economia e commercio con formazione in materie contabili e fiscali – difficilmente avrà tempo e energie per potersi formare in campo finanziario. - Formazione in materia finanziaria del neo abilitato o neo iscritto all’Ordine dei dottori commercialisti
È probabile che la via della formazione specifica in materia finanziaria sarà appannaggio delle nuove leve, che invece di avviarsi verso la consulenza fiscale classica si potranno confrontare con la nuova professione. - Accordo con una realtà esterna allo studio commercialista – una società di consulenti finanziari (SCF) per esempio – che possa svolgere a chiamata il servizio per i clienti dello studio La soluzione più semplice ma forse la meno efficace: diventerebbe l’ennesima figura professionale che il commercialista presenta al proprio cliente. “A livello di marketing è importante che il cliente percepisca che il servizio arriva dall’interno”, precisa Luca Rizzi, uno dei sei dottori commercialisti che risulta già iscritto all’Albo dei consulenti finanziari.
- Assunzione di un consulente finanziario autonomo o creazione di un’associazione tra lo studio commercialista e una SCF In questo modo la consulenza viene portata all’interno dello studio, che diventa così una realtà multidisciplinare.
Quali potenzialità la professione di consulente offre ai commercialisti?
“La situazione è la migliore immaginabile perché esiste già un parco clienti al quale il commercialista può rivolgersi”, prosegue Rizzi, che per prendere meglio le misure ha anche provato a realizzare una simulazione – sebbene prudenziale – dello scenario economico che si presenta al commercialista che voglia diventare consulente.
Secondo questa stima, ipotizzando una media di 100 clienti per studio, e masse investite per 15 milioni di euro, l’introito per il commercialista sarebbe di circa 60 mila euro l’anno.
“La figura del commercialista si sposa perfettamente con la consulenza finanziaria indipendente”, ha commentato Luca Mainò, co-fondatore della società di consulenza indipendente Consultique e vicepresidente AssoSCF. “Il commercialista gode della fiducia del cliente. Ha una clientela fidelizzata, ha l’attitudine all’ascolto delle problematiche del cliente, è orientato alla pianificazione e al controllo. Soprattutto, è in crescita la domanda di consulenza indipendente da parte delle aziende”.
L’ordine dei commercialisti di Torino, guidato dal presidente Luca Asvisio, da oltre un anno sta approfondendo la tematica dell’integrazione tra la consulenza fiscale tipica della categoria con la consulenza finanziaria indipendente. La preparazione di una guida informativa per gli iscritti all’Ordine e l’organizzazione di un convegno sul tema, in data 19 dicembre, rappresentano le prime occasioni di un approfondimento istituzionale su questa importante novità e opportunità per i commercialisti.